Spesso chi guarda un’illustrazione o un’animazione rimane colpito dall’impatto visivo, ma non sempre si rende conto di quanto lavoro ci sia dietro la scelta dei colori. Per me, la palette non è mai un dettaglio: è una bussola. Mi aiuta a orientarmi nel tono emotivo del progetto, a costruire un mondo coerente e a raccontare qualcosa anche senza parole.
Negli anni ho sviluppato un mio metodo per scegliere i colori che accompagnano le mie illustrazioni e animazioni, un mix di intuito, studio e sperimentazione. In questo articolo ti racconto i sei approcci che uso più spesso, sperando che possano ispirare anche te — che tu sia un* creativ* o un* cliente in cerca di nuove idee per il tuo brand.
1. Studio la ruota dei colori
Non si scappa: la teoria del colore resta una base solida su cui tornare sempre. Complementari, analoghi, triadici… ogni combinazione ha una sua energia e racconta una relazione visiva precisa.
Quando voglio creare contrasto, vado sui complementari (es. blu-arancio). Se invece cerco un’atmosfera più delicata e armoniosa, uso i colori analoghi (come le varie sfumature tra rosa e lilla). È come comporre una melodia: certe note si scontrano, altre si fondono.
2. Mi lascio ispirare dalle immagini che mi colpiscono
A volte la scelta dei colori parte da un colpo di fulmine visivo. Un’immagine su Pinterest, una foto di viaggio, una scena di un film… Se qualcosa mi fa dire “wow”, allora vale la pena indagare cosa ha acceso quella scintilla.
Spesso mi capita di scomporre visivamente quelle immagini per capire perché funzionano: c’è un equilibrio tra toni freddi e caldi? Una dominante che rende tutto riconoscibile? Da lì posso partire per costruire una palette nuova ma coerente.
3. Uso strumenti digitali per esplorare
Coolors è uno dei miei tool preferiti, ma ce ne sono tanti. Li uso non solo per generare combinazioni, ma anche per “giocare” con i contrasti, i livelli di saturazione, e testare accostamenti che magari non avrei considerato a mente fredda.
È un modo per uscire dai soliti schemi, aprire nuove strade, e lasciarmi sorprendere dal caso (guidato).
4. Consulto la mia libreria personale di palette
Negli anni ho costruito una mia collezione di palette: alcune sono nate per progetti specifici, altre da sperimentazioni libere. Quando inizio un nuovo lavoro, sfoglio questa libreria e mi chiedo: c’è già qualcosa qui che può diventare la base?
È un modo per non ripartire da zero, ma anche per creare una coerenza visiva che attraversa i miei lavori nel tempo. Una firma silenziosa.
5. Seguo il mood del cliente, senza snaturare il mio stile
Quando lavoro su commissione, ascolto sempre attentamente il mood che il cliente ha in mente. Se ha già dei riferimenti visivi, li studio; se no, cerco di interpretarli dalle sue parole, dal tone of voice del brand, o dal contesto d’uso dell’illustrazione o animazione.
Da lì costruisco una palette che non sia solo “bella”, ma che valorizzi il messaggio e si integri nella comunicazione. Trovare il punto d’incontro tra la mia visione e quella del cliente è una delle sfide più stimolanti.
In conclusione: scegliere i colori non è solo una questione estetica, ma un vero e proprio linguaggio visivo. E come ogni linguaggio, va studiato, praticato, ma anche vissuto con libertà.